
In pratica leggendo l'articolo, sopra citato, del giornalista Salvo Palazzolo di “Repubblica.it”, viene da pensare che coltivare cannabis non è poi così allarmante, perché non sono le organizzazioni mafiose a produrle, ma gente comune: impiegati, studenti, imprenditori. Quindi come se fosse, per certi versi, un fatto pietoso e non esageratamente grave.
Invece è inquietante che a produrre droga sia gente tendenzialmente non propensa al reato. Beh, certo, in Italia sono anni che si fa, in maniera ambigua, una campagna a favore delle “canne”: comici, politici ed anche ministri di sinistra, come la Livia Turco, tendono a ridimensionare il pericolo dell’assunzione della droga dei fricchettoni, con campagne antiproibizioniste e depenalizzazioni dei reati sulla detenzione. Tanto che lo “sballo” per alcuni è diventato un diritto, grazie alla cultura in cui è vietato vietare, anche se va a discapito della salute altrui.
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