martedì 12 febbraio 2008

«Perché a Cuba viviamo male?»

La truffa del comunismo

«Presidente, perché non possiamo viaggiare all'estero? E perché a Cuba servono due, tre giorni di lavoro per comprare uno spazzolino da denti?». Un video filtra dall'isola e conquista Internet, aprendo interrogativi sui cambiamenti in corso. E' una registrazione di qualche settimana fa: un gruppo di studenti della Facoltà di informatica discute con Ricardo Alarcon, presidente del Parlamento e da anni uomo di vertice della nomenklatura. Il video dura appena quattro minuti, ma si capisce che il dibattito è acceso e franco. Mostra le domande di due studenti e le risposte di Alarcon, cortese e non troppo meravigliato.

I giovani non sono dissidenti, appartengono alla gioventù comunista. Eppure pongono questioni cruciali, che toccano l'essenza stessa del regime. Alejandro, riccioli neri, pizzetto e maglietta della Puma, vuol sapere perché è costretto a votare per una lista unica di candidati, che non conosce. «Come faccio a sapere che meritano il mio voto? Chi sono? Ho solo visto le loro foto appese sul muro del ristorante...». Poi arriva Eliecer, altro ragazzo, legge le domande da un quaderno, veste una maglietta con il simbolo @, la libertà della Rete. Protesta per il doppio cambio: quasi tutto quello che si può comprare a Cuba è in pesos convertibili, come dire in dollari, mentre i salari sono in pesos normali, «che hanno un potere d'acquisto 25 volte minore ». Poi si chiede perché i cittadini cubani non possono andare negli alberghi e nelle spiagge riservate agli stranieri, o perché lui non può viaggiare all'estero, per esempio andare in Bolivia: «Non posso morire senza vedere il luogo dove il Che è caduto...».

Tratto dal "Corriere.it"

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